giovedì 19 aprile 2012
la dolce vita del finanziamento
By ilsimplicissimus
Licia Satirico per il Simplicissimus
In questi giorni difficili il confine tra reale e surreale è stato ampiamente superato. I politici hanno abbandonato il governo a favore dei tecnici, restauratori (di nome e di fatto) dell’ordine costituito. I partiti, vivi o morti, sono generosamente foraggiati dallo stesso Stato che, a seguito di referendum popolare, ne aveva abolito il pubblico finanziamento.
I curatori dei bilanci delle sfuggenti associazioni private note come partiti finanziano se stessi e i politici con familiari annessi, ben lontani dalle ombre di crisi che minacciano il comune mortale. Il presidente Napolitano mette in guardia dalle tentazioni dell’antipolitica, ma in realtà siamo entrati in una fase di parapolitica, con personaggi grotteschi dalle barocche abitudini di vita. A restituirci una formidabile impressione di realtà liquida, pirotecnica, trimalcionica basta un elenco degli status symbol del tempo presente.
Diamanti e lingotti d’oro. Gli incarichi vanno e vengono come gli amori, un diamante è per sempre: questo deve aver pensato Francesco Belsito nel diversificare i fondi della Lega tra i beni rifugio. Precipitati dai fasti di Marilyn Monroe a quelli di Rosi Mauro, i diamanti del Carroccio viaggiavano nel bagagliaio del Trota, ma lui pensava fosse ghiaia. Cota, esibendo faccia di carbonio, ne annuncia la vendita con divisione del ricavato tra le sezioni del partito, dimenticando che i reticoli cristallini a struttura ottaedrica sono stati acquistati col nostro denaro.
Tesorieri e faccendieri. Dubbio è il criterio di distinzione tra le due figure: i teorici fanno riferimento al possesso della tessera di partito, i pragmatici all’obbligo di rendiconto. Il tesoriere occulta, il faccendiere foraggia: il tesoriere è un braccio destro tentacolare, il faccendiere un consulente esterno. Le ultime affermazioni di Roberto Formigoni sull’incauta scelta dei collaboratori da parte di Gesù hanno riacceso la discussione sulla qualifica professionale di Giuda, il quale, avendo accantonato per sé solo trenta denari, appare ineluttabilmente sfigato. Non mancano le interpretazioni leghiste della figura storica dell’Iscariota, il quale avrebbe solo inteso fare pulizia in merito a un caso conclamato di familismo.
Donne. Badanti o danzanti, le creature ornamentali della parapolitica si vestono da Ronaldinho o da vicepresidente del Senato, esibendo talora il crocifisso come simbolo laico. L’alternativa culturale è rappresentata da ministre in livrea, serie e lacrimose. Son tempi duri. Viaggi. Vanno per la maggiore quelli di gruppo, frequenti tra gli esponenti di Cl per osservare collettivamente i voti di povertà e castità. Chi non li ha mai fatti è uno sfigato.
Cozze pelose e uova marinate. Politici e faccendieri sono amanti della convivialità, delle spigole, dei mitili ignoti e delle libagioni da decine di migliaia di euro: perché il cibo, al più, è peccato ma non reato, e chi non ci crede è uno sfigato dispeptico.
Yacht. La situazione si fa complessa: dai tempi di Briatore e del piccolo Falco natante, incapace di vivere sereno sulla terraferma, la barca è status symbol trasversale cui nessuno resiste. Formigoni e Maroni si appellano ai segnali forti e parlano di complotto, ricollegando l’aumento delle imbarcazioni di lusso al taglio delle auto blu.
Auto. Le vetture comprate coi fondi del partito non sono necessariamente blu, così nessuno pensa male. Gettonatissime le Porsche e le Audi A6, spesso corredate da autista-bancomat per gli acquisti cash ormai preclusi ai pensionati e agli statali.
Case comprate o ristrutturate a insaputa del proprietario: è un classico del repertorio cabarettistico di ministri, sottosegretari e segretari di partito. Attendiamo invano l’arrivo di ignoti filantropi pronti a pagarci l’Imu, anche a rate.
Diplomi. Un must di stagione è la laurea estera, tra nuances esotiche e rassicuranti cantoni svizzeri. Ferve la corsa alla diversificazione dei titoli di studio acquistabili a prezzo di saldo, con sconti alle coppie: onicofagia degli arti inferiori, scienze della polluzione bancaria, estetica delle isole Cayman. In tempi di distruzione inesorabile dell’istruzione pubblica in Italia, un titolo di studio comprato all’estero è una garanzia, specie se con denaro pubblico.
In realtà la situazione è dannatamente seria. Gustavo Zagrebelsky afferma oggi che un errore ripetuto diventa fatto politico. La nostra ritrovata fiducia nella politica dipende da un rinnovamento radicale del sistema, improbabile se affidato alle stesse forze che legano i destini della corruzione alla morte delle intercettazioni, rinviando il taglio a costi e privilegi. Perseverare diabolicum? Il vero problema è che i parapolitici non sanno nemmeno cosa voglia dire.