giovedì 22 luglio 2010


Ecco le ragioni nascoste
degli operatori
di comunicazione
di massa contro
la legge .
di Ieri alle 12.37
Editoriale di
Jivis Tegno



Quando il senato approvò il 10 giugno il disegno di legge contro le intercettazioni, legge che limita drasticamente la liberta di informazione, le proteste arrivarono da ogni parte d’Italia.
In un sistema democratico, il ruolo dei mass media dovrebbe essere quello di fornire al pubblico – i cittadini – un’informazione libera e imparziale.
Questa legge, viola semplicemente i principi fondamentali di uno stato di diritto.

La mobilitazione contro questa legge è totale.
Mai nel mondo dell’informazione italiana, si è visto un fatto discusso con tanta veemenza e senza distinzione politica da tutti i mezzi di comunicazione di massa, dai giornalisti con tutte le loro associazioni di categorie.
Alla loro legittima protesta, si è associata tutta la società civile.
Anche se le cause della protesta contro questo disegno di legge sono giustamente combattute da tutti, purtroppo le finalità della protesta sono diverse tra la società civile e la Federazione italiana degli editori dei giornali (FIEG), “rappresentata” sul terreno dalla Federazione Nazionale Stampa italiana(FNSI ). Per la società civile, l’obbiettivo della protesta è il diritto alla libertà di stampa ed all’informazione come sancisce dell’articolo 21 della costituzione italiana, mentre per la FIEG, l’obbiettivo è innanzitutto un interesse economico e di potere.

• Interesse economico: chiunque lavora nel mondo dell’informazione sa che le notizie hanno un costo molto elevato. Un mezzo di informazione che ha più notizie guadagna telespettatori, lettori e pubblicità.
Il tutto porta tanti soldi nelle casse dell’impresa.
In Italia, i vari mezzi di informazione ricevono nella maggior parte dei casi le loro notizie, dalle principali agenzie italiane di informazioni che sono: ANSA, ASCA, ADNKRONOS, AGI. In linea generale, questi mezzi di informazioni ricevono le stesse notizie da queste agenzie, ma le trattano diversamente a secondo le linee editoriali proprie.
Nel mondo delle intercettazioni invece, esiste un vero mercato di notizie. Ci sono in Italia circa 100.000 persone intercettate ogni anno. Queste intercettazioni costituiscono ed alimentano di molto i mass media italiani. Sono intercettate molte persone sotto inchieste giudiziarie e non.
In questo giro di notizie, quasi tutti i giornali italiani hanno propri informatori o spie in preture o questure. Questi informatori forniscono frequentemente ai mass media, notizie riservate o confidenziali sulle persone sotto processo o semplicemente sotto intercettazione. Ecco perché ogni tanto i mass media pubblicano con tanto clamore, fatti molto riservati. Questi fatti fanno la differenza tra giornali e permettono di guadagnare sia in termini di lettori che di telespettatori. Cosi, con i dati resi noti da Audipress ( società italiana che rileva i numeri dei lettori dei giornali cartacei) ed Auditel (società italiana che rileva i numeri di telespettatori per la televisione), accorrono tanti inserzionisti pubblicitari, che fanno guadagnare tanti soldi ai giornali più letti, ma anche alle reti o programmi televisive più seguite.
Basta pensare che il mercato della pubblicità in Italia si aggira intorno a 8 miliardi l’anno, tra cui 16,4 provengono della raccolta fatta dai quotidiani e 56,4% dalla televisione. Il restante 27,2 proviene dalle affissioni, internet, radio e cinema. Ecco perché, tramite i loro informatori introdotti nei vari servizi italiani, i media cercano sempre di avere l’esclusiva delle notizie provenienti dai processi, dagli atti giudiziari e dalle intercettazioni. Tutto ciò per posizionarsi meglio nel mercato dell’informazione e guadagnare in termine di tiratura di copie, di share televisivo e guadagnare tanti soldi. Questo giustifica perché, il mondo delle intercettazioni e dei processi giudiziari costituisce nella maggior parte dei casi un vero business, visto che in Italia, quasi tutta la classe politica, ma anche molti altri personaggi importanti in tutto il paese hanno un processo in corso o sono intercettati.
Da questo, si può capire l’importanza che c’è dietro il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni!.

• Interesse di potere: i mezzi di comunicazioni sono sempre stati visti come il quarto potere dopo quello esecutivo, legislativo e giudiziario. Chiunque è editore di un mezzo di comunicazione influente, gode di un grande potere. In Italia, quasi tutti gli editori sono classificati come editori impuri, cioè hanno interessi in altri campi oltre all’editoria.
Prendiamo per esempio i due principali quotidiani italiani che sono la “Repubblica” e il “Corriere della sera”. La “Repubblica” è controllata dal “Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.a” di cui sono azionisti: Carlo de Benedetti, Gli Eredi di Carlo Caracciolo, il Gruppo Assicurazioni Generali, Giulia Maria Crespi e la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste; mentre il “Corriere della sera” è controllato da “Rcs Media Group” di cui sono azionisti: Mediobanca, la Fiat, Pirelli, la Famiglia della Valle, il Gruppo Benetton, Intesa San Paolo ecc.
È vero che sia la “Repubblica” che il “Corriere della sera” dispongono di giornalisti bravi, capace da soli di fare grandi servizi giornalistici, ma è altrettanto vero che gli stessi giornali come molti altri, hanno guadagnato e costruito la loro reputazione, beneficiando soprattutto dei loro canali paralleli nel mondo complesso delle intercettazioni. Impedire oggi a quei mezzi di informazione di non fare quello che hanno sempre fatto, sarebbe un colpo duro sia per i giornali che per gli editori.
Più un mezzo di informazione è potente, più esso ha una grande influenza nell’opinione pubblica, nel mondo politico e finanziario. Sapendo la paura che i politici hanno dei mezzi di comunicazioni di massa, si può capire come questi politici possono essere influenzati dagli editori od azionisti potenti. Ecco perché, tutti i mezzi di comunicazioni di massa italiani stanno combattendo questa legge che potrebbe essere per loro un vero ostacolo!

Questi sono i veri motivi della lotta a questa legge – bavaglio da parte degli operatori di comunicazione. La libertà di informazione è uno slogan che per gli operatori dei media c’entra veramente poco. C’entra poco perché tutti giorni, molti fatti vengono semplicemente ignorati dai questi mezzi di informazioni sia di sinistra che di destra. Questo atto spinge sempre di più, molte persone a cercare altre fonti di notizie per loro cultura.
Ecco perché molti si informano sempre di più tramite Blog, internet, pagine di informazione su Facebook, su notizie molto rilevanti che purtroppo vengono ignorate dalla maggior parte dei mezzi di informazioni tradizionali. Tutto questo giustifica perché non era proprio la libertà di informare la preoccupazioni maggiore degli operatori dei media.

Dunque, la causa della protesta contro questa legge è giusta, la lotta in sé è giusta, ma gli obbiettivi da raggiungere di tutti coloro che la stanno combattendo sono totalmente diversi. La società civile vuole essere informata su tutto e senza divieti, mentre gli operatori di comunicazione di massa sono innanzitutto più preoccupati per loro guadagni e il loro potere.
Forse ho sbagliato nella mia analisi, ditemi voi!

Jivis Tegno
Editorialista di “INFORMARE PER RESISTERE”,
Pagina di informazione su Facebook Italia con 268.000 Fans iscritti.