martedì 1 marzo 2011

Presentazione della candidatura di Luigi DE MAGISTRIS

Luigi DE MAGISTRIS

a SINDACO di Napoli

Evento pubblico

Luogo Modernissimo

Cinema Napoli
Via Cisterna dell'Olio, 59
Napoli, Italy

-----Napoli,

De Magistris in campo

per la poltrona di sindaco

Il dado è tratto: Luigi de Magistris, europarlamentare Idv, scende in campo per l'elezione a sindaco di Napoli con una lista civica. L'ex pm annuncia la sua scelta in una conversazione con il direttore di Micromega, Paolo Flores d'Arcais, e annuncia per sabato mattina 5 marzo una prima iniziativa pubblica nella città partenopea, «senza la partecipazione dei partiti, ma con la presenza di personalità della società civile e della cittadinanza attiva».

Per de Magistris occorre «rimettere in movimento il popolo napoletano» e «io ci metto la faccia, la mia è una scelta di cuore.
Purtroppo il centrosinistra, e il Pd in particolare, è uscito diviso dalle primarie, perciò faccio un appello a Bersani e alla parte migliore del Pd napoletano, affinchè non considerino la mia una candidatura di partito se qualcuno nel centrosinistra preferisce perdere per non cambiare e mantenere qualche posticino in qualche società partecipata o altro, ne prenderemo atto. Allora non si perda più tempo, c'è una città che aspetta».
«Napoli è una città fondamentale - rileva de Magistris -, la terza città d'Italia, la capitale del Sud e attraverso l'esperienza delle liste civiche può diventare un laboratorio politico.
Penso perciò a una candidatura forte, con una squadra credibile, con persone dalla schiena dritta e un programma partecipata, non calato dall'alto. Un segnale di rottura e di cambiamento, che superi anche una stagione difficile del centrosinistra. Una candidatura contro le cricche, la camorra e la destra».
1 marzo 2011
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Maggiori informazioni Sabato 5 ore 10,30 al cinema modernissimo Luigi de Magistris incontrerà gli uomini e le donne di questa città che vorranno sostenere e condividere il progetto 'PIU' LUCE PER NAPOLI'.

Napoli merita un centro sinistra all'altezza della sfida.

Abbandoniamo le lotte intestine della vecchia politica e guardiamo avanti.

Un uomo giovane, onesto, determinato può far cambiare il passo alla nostra città, quell'uomo è Luigi De Magistris.



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di Maria La Calce

Nuovo allarme per l'uranio impoverito, aumentano le vittime non ufficiali
Cresce il divario, riguardo i militari italiani affetti da patologie neoplastiche, tra i dati ufficiali e quelli denunziati dalle associazioni.
A sottolinearlo, la parlamentare del Pd Teresa Bellanova con un'interrogazione parlamentare.

La risposta del ministro La Russa non tarda ad arrivare attraverso il sito vittimeuranio.com che riporta dati aggiornati al dicembre 2009. Secondo tali stime i contaminati ammonterebbero a 2.727.
Per quanto riguardo i morti, il dato fornito da vittimeuranio.com è ancora fermo ai 77 casi dichiarati alla precedente commissione di inchiesta sull'uranio impoverito, mentre a sentire le associazioni sarebbero molti di più. Circa un anno fa, infatti, solo l'Associazione Vittime Uranio ne aveva contati 216. Quello presente su vittimeuranio.com sarebbe, a quanto pare, «il numero più alto fornito negli ultimi anni, e bisogna anche considerare che sono dati incompleti, come osserva lo stesso ministro».

«Le differenze tra i dati forniti dalla Difesa – spiga infatti La Russa - e quelli provenienti da fonti esterne all'amministrazione si possono così spiegare: i tempi di latenza nello sviluppo delle malattie neoplastiche sono solitamente dell'ordine di anni; una parte del personale interessato dal censimento, essendo in servizio di leva, è stato collocato in congedo al termine del periodo previsto, con la conseguenza che l'eventuale patologia insorta a distanza di tempo è stata gestita nell'ambito della sanità civile e nessuna notizia, quindi, è pervenuta nei canali informativi della sanità militare».
«Nello specifico - afferma La Russa - al 31 dicembre 2009, risultano 594 casi di malattie neoplastiche tra il personale impiegato in missione nei seguenti teatri: Balcani, Iraq, Libano e Afghanistan e 2.133 tra il personale rimasto in patria o impiegato in altri teatri operativi».




Il rapporto tra politica e cultura è da sempre tema di riflessione molto acceso.

Il primo degli ostacoli che impediscono di fatto un dibattito politico approfondito sul tema “cultura” è di natura semantica.

E’ impossibile infatti impostare una riflessione politica su tutto ciò che la parola “cultura” significa senza correre il rischio di rimanere vaghi e inconcludenti. In questo articolo, per chiarezza, faremo una distinzione tra due accezioni arbitrarie di cultura:

1.CULTURA – Come il patrimonio artistico e culturale da preservare e valorizzare;
2.CULTURA – Come la produzione di contenuti culturali
La cultura nella prima accezione, intesa cioè come patrimonio artistico e culturale, è senza dubbio materia politica di enorme rilievo, che i rappresentanti dei cittadini sono chiamati a difendere, a valorizzare e a promulgare. Un’accezione di cultura che permette di parlare anche di istruzione. Istruzione intesa in primo luogo come luogo di conservazione e interiorizzazione del nostro incredibile patrimonio di conoscenze e al contempo intesa come laboratorio di innovazione e di progresso.

In questa accezione abbiamo bisogno di una politica presente e consapevole della centralità del suo ruolo, eppure a livello nazionale e locale questa si è dimostrata più volte colpevolmente deficitaria. Per mancanza di soldi, per mancanza di idee, per il sopravanzare di interessi particolari e per la cronica assenza di un sistema-paese interessato a far quadrato intorno alla propria storia.

Per trovare conferme a questa mancanza storica della politica non è necessario arrivare fino ai disastri di Pompei. Basta girare l’angolo dietro casa nostra e ognuno di noi, ovunque si trovi in Italia, vedrà edifici storici malandati, affreschi scalcinati, musei mal pensati, luoghi d’arte abbandonati al loro destino, percorsi turistici inesistenti. E le poche eccezioni non fanno che confermare la regola.

La cultura nella seconda accezione, invece, e cioè la cultura intesa come la quotidiana iniziativa di chi produce contenuti culturali (libri, film, spettacoli teatrali e lirici) è da sempre un terreno fertile per la politica che di fatto negli ultimi decenni ha impoverito e marginalizzato l’Italia (e la Toscana non è affatto un’isola felice nel Bel Paese) a produzioni culturali PERIFERICHE nel contesto internazionale. Non è un caso che i nostri film non si distribuiscano, che i nostri libri non vengano tradotti, che la nostra produzione culturale odierna sia praticamente ininfluente a livello internazionale e che si distingua solo per alcune eccellenze storiche o dovute al genio del singolo (Benigni, Dario Fo, Saviano). Non è un caso che il nostro sia uno dei paesi del mondo occidentale dove la fruizione di contenuti culturali è più scarsa.

E le istituzioni democratiche in questo contesto come hanno agito?

Entrando a gamba tesa, creando tutta una rete di clientele e di sovvenzioni che di fatto hanno drogato, impigrito, impoverito e sostanzialmente distrutto la fertilità della nostra produzione culturale.

A questo proposito la riflessione di Baricco è tanto amara quanto illuminante.

Il tema “cultura” è enorme e complesso, ma per sintetizzarlo in poche parole possiamo dire che l’intervento della classe politica italiana nella cultura è stato assente là dove doveva esser presente (e dove la remunerazione in termini elettorali è nulla) ed è stato invadente là dove avrebbe dovuto lasciar spazio all’iniziativa privata (ma creando clientele e favori la remunerazione elettorale è decisamente più appetibile). Il risultato devastante di questa politica è un patrimonio culturale abbandonato, una produzione culturale mediocre e una semi-analfabetizzazione culturale dell’intera popolazione. Anche della più agiata e potenzialmente più ricettiva.

E’ quindi necessario un cambio radicale di prospettiva e il ruolo di Italia dei Valori Toscana, soggetto titolare dell’assessorato regionale alla cultura, può e deve essere decisivo per dare la scintilla propulsiva a questo cambio di prospettiva, che deve essere innanzitutto un cambio di rotta culturale dell’intera classe politica regionale. Siamo chiamati a dare una spinta fondamentale per rimettere la Toscana, culla del rinascimento, sui binari giusti e con l’ambizione di tornare ad essere il volano culturale dell’intero paese. Dietro la nostra Cristina Scaletti ci deve essere un partito pronto a lottare senza tentennamenti.

Manuele Vannucci

http://firenze.italiadeivalori.it/blog/2011/03/04/la-responsabilita-nella-gestione-politica-della-cultura/?ref=nf
Italia dei Valori Fucecchio

Resp. Cultura Italia dei Valori prov. Firenze

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