domenica 25 luglio 2010

Embe' ! A me De Magistris piace!!!.



RIAFFERMIAMO LA DEMOCRAZIA -
di Luigi De Magistris (il Manifesto)

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sabato 17 luglio 2010 alle ore 9.20

È in atto nel Paese, da tempo, il consolidamento di una svolta fortemente autoritaria. Smantellamento dello Stato di diritto, bavagli agli organi di garanzia, verticalizzazione del potere e marginalizzazione del dissenso procedono di pari passo con un riassetto in senso privatistico e padronale dei rapporti tra capitale e lavoro.

Si manifesta un attacco frontale agli artt. 1 e 41 della Costituzione. Il lavoro non più come diritto ma come privilegio concesso da chi detiene il potere; il precariato come modello predominante nella contrattazione lavoristica in maniera tale che si esalti il ricatto del datore di lavoro.

La logica del precariato, inoltre, distrugge l'unità dei lavoratori e mina la compattezza sindacale, scoraggia la pretesa dei diritti e favorisce scorciatoie immorali. L'iniziativa economica deve essere libera. Punto. Senza il fine dell'utilità sociale.
Un liberismo senza regole, proprio di un capitalismo senile e di rapina che pretende la legalizzazione delle disuguaglianze economiche e sociali più evidenti. Si opera la distruzione scientifica dei diritti dei lavoratori attraverso la soppressione dell'art. 18 dello Statuto e il rafforzamento del capitale con l'istituzionalizzazione del ricatto attraverso l'imposizione del diktat della Fiat e del governo ai lavoratori di Pomigliano: lavoro in cambio di diritti.


Si prevedono la repressione del dissenso nelle fabbriche, ne sono esempio i licenziamenti di Mirafiori e Melfi, il controllo della manifestazione del pensiero, la contrazione del diritto di sciopero, pratiche alienanti di turni di lavoro, mortificazione della dignità della classe operaia.


Un disegno autoritario complessivo accompagnato da una contingente manovra economica di classe che colpisce i soliti noti (lavoratori, precari, pensionati, ceti medi, spesa pubblica sociale) salvaguardando i soliti noti (ceti dominanti, rendite finanziarie, scudati, incriccati, spesa pubblica tumorale in cui si realizza l'intreccio tra politica, prenditori di soldi pubblici e mafie dei colletti bianchi). In questa lunga e interminabile stagione del crollo dei diritti è necessario rinvigorire la lotta per i diritti.
È per questo che trovo assolutamente condivisibile la proposta di legge di iniziativa popolare presentata recentemente in Parlamento dalla Fiom. Una legge che introduce la democrazia in tutti i luoghi di lavoro prevedendo ovunque l'elezione di rappresentanze sindacali unitarie.
Il lavoratore con il voto diviene il titolare del diritto di contrattare, quale controparte, ogni aspetto della sua occupazione. Si esercitano così i diritti del lavoro attraverso il referendum: consultazione e non estorsione come accaduto a Pomigliano per volontà di Marchionne. I lavoratori, infatti, sono i titolari della loro vita, non la parte datoriale o i sindacati a livello nazionale. Si afferma la democrazia e la rappresentatività sindacale nei luoghi di lavoro e il potere della classe operaia attraverso Rsu e referendum. La fine della logica degli accordi separati voluti dalle imprese e da quei sindacati che barattano i diritti dei lavoratori in cambio di rendite di potere.
L'attentato ai diritti dei lavoratori è un attentato alla democrazia. I diritti dei lavoratori sono linfa per la realizzazione di una società eguale in cui non predomina la logica del padrone e del profitto ma quella della giustizia e dell'interesse collettivo.




FAMIGLIE ITALIANE:
MENO CIBO E MENO PRESTITI-
La crisi pesa anche sulla spesa degli italiani per il cibo.

E' il dato che emerge dalla pubblicazione "Economie regionali" diffusa da Bankitalia, in cui si evidenzia che la spesa in beni alimentari è diminuita soprattutto nel Mezzogiorno (-3,9%) e al Centro -4,1%. Nel Nord la riduzione è stata dell'1,9% (-2,9 nella media nazionale).
In base all'Indagine dell'Istat sui consumi,nel 2009 la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è stata di 2.442 euro (pari a 2.768 euro nel Nord, 2.523 al Centro e 1.898 al Sud). In calo anche la crescita del credito al consumo: dall'8,2% del 2008 al 4,6% del 2009, soprattutto al Mezzogiorno.